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PAESAGGI DEL NORDEST.
Indagini e scenari al margine della pedemontana veneta

Matteo Aimini


L'abbandono non è

né morte né liberazione
l'abbandono è crollo disarticolazione
è strappo di colori e di forme del nulla
che non si rivelò più creante
(21 A. Zanzotto, 'Vuoto come di denti cavati',
in: idem, Conglomerati, cit., p. 55, vv. 3-7.)



Pochi versi per dipingere una condizione di rottura e sospensione derivata da un mutamento di uno stato d'essere, poche righe per definire che l'abbandono è qualcosa che non crea più, che non possiede la vita. Quasi è incredibile come queste stringhe così ermetiche si portino dietro una cultura, un immaginario così facile da connettere alle nostre discipline del progetto che trovano un riscontro concreto in molte esperienze di riuso delle latenze contemporanee nazionali ed internazionali [1]. Potremmo anche attribuire questa condizione di assenza, ad una emotività immateriale come ad un fisico conglomerato di edifici, ma conoscendo l'autore, mi sembra più opportuno stendere questi versi ad una scala differente, alla dimensione di un territorio specifico, quello della regione veneto. Un veneto nobile lontano dal "conservatorismo estetizzante" di Piovene [2], ora aggredito e spossato dalla caustica "civiltà Tavernicola" di Paolini [3] e flagellato dalla banalizzazione dei piccoli insediamenti urbani e del territorio in generale, descritti, senza possibilità di redenzione anche da Romolo Bugaro [4], la cui novella va ad aggiungersi ad una nutrita schiera di autori [5] che precedentemente hanno argomentato riguardo la mutazione genetica del NordEst e non solo, fornendo squarci e punti di vista non scontati. La saggistica e la narrativa d'autore, da almeno vent'anni, metteno in evidenza un malumore serpeggiante riguardo l'inadeguatezza delle relazioni tra i sistemi insediativi, produttivi e del consumo collettivo di questa parte del "Bel Paese" e della pianura padana in generale.

Disfunzioni legislative e ritardi infrastrutturali
Il disequilibrio territoriale del veneto, specialmente per quanto concerne il comparto produttivo, è confermato anche dagli imbarazzanti dati numerici che ci dicono che solo nel territorio della Serenissima esistono quasi 5700 aree industriali distribuite in 579 comuni. Nel periodo tra il 1980 e il 2005 sono stati realizzati 490 milioni di metri cubi di edifici produttivi, di cui quasi 150 solo nell’ultimo quinquennio. Si rileva inoltre come tra il 1978 e il 1985, nella regione si siano realizzati in media annualmente 10,9 milioni di metri cubi di capannoni. Per rendere l'idea è come se fossero piombati circa una decina di interventi urbani di pari dimensione al Programma Integrato di Intervento Garibaldi-Repubblica in corso d'opera nella città di Milano [6]. Il vero diluvio è avvenuto dal 1994 al 2001 (effetto decreto legge Tremonti 1994) dove si sono superati i 20 milioni, mentre l'incremento dal 2001 è addirittura incontrollabile (effetto decreto legge Tremonti bis 2001): 27 milioni nel 2001, 38 milioni nel 2002, per ridiscendere a 24 milioni del 2003 [7]. Nel quinquienno 2005-2010 più ancora in quello successivo, caratterizzato dalla lunga recessione economica globale, si assiste finalmente ad un sensibile calo nella costruzione dei manufatti produttivi. Un dato significativo è rappresentato da il flusso dei nuovi mutui erogati in investimenti nel settore edilizia non residenziale che da 2007 al 2016 è sceso ben più della metà, passando da 2.230 milioni di euro a 960 con un minimo di 500 milioni euro [8]. Diminuzione che va di pari passo con un generale caduta dei livelli produttivi dell'intero comparto dell'edilizia, nel quale il veneto ha visto perdere tra il 2008 e il 2014, circa 74600 occupati (pari al 35%del totale) e 10.700 imprese (il 17.2 %) [9]. Se questi dati venissero incrociati con il ritardo cronico delle grandi opere infrastrutturali di cui si discute dagli anni 70, si può ben comprendere il precario stato di questi paesaggi. Da un lato le placche industriali e dall'altro la superstrada pedemontana, ad esempio, che interessa tutto l'arco pedemontano veneto da Montecchio Maggiore a Spresiano che coinvolge 36 comuni dislocati nelle province di Vicenza e Treviso i cui lavori sono iniziati a fine 2011 ad oggi risulta realizzata per il 14% del totale. La lunghezza del tracciato è stata stimata in circa 147,5 chilometri, di cui 94,5 di superstrada e 53 di viabilità secondaria e sarà prevalentemente realizzata in trincea con 16 caselli collocati alla quota del piano campagna [10]. Nella visione della regione e degli enti pubblici, la Superstrada Pedemontana Veneta avrebbe come obiettivo il riordino e la riorganizzazione dell'intero sistema viario del territorio, portando modifiche migliorative sostanziali al complesso della mobilità su gomma del NordEst, provocando indubbie ricadute positive, sia all'interno della regione sia a livello sovra-regionale, dovute alla centralità demografica ed economica dell'area d'interesse limitrofa all'infrastruttura stessa. 

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NOTE
[1]
Nei versi di Zanzotto, per ovvia deformazione professionale, si intravedono dei processi e dei progetti di architettura e paesaggio che sono riusciti a ribaltare la condizione di "non più creante" proprio a partire dal "crollo" e dalla "disarticolazione". Si citano, ad esempio, operazioni quali il Palais du Tokyo a Parigi di Lacaton&Vassal, L'ala est del museo di storia naturale a Berlino di Diner and Diner, il MOCAA a Città del Capo di Heatherwick Studio. Ad una scala più urbana forse la Fondazione Prada a Milano di Oma o il Matadero a Madrid di Langarita e Navarro, mentre alla dimensione del progetto di paesaggio ad esempio il Red Ribbon a Qinhuangdao di Kongjian Yu, il parco Dora a Torino di Peter Latz, la C-Mine Expedition project di NU bvba o per concludere la più nota e celeberrima Hi-Line a New York di Diller&Sco dio + J. Corner. Le ragioni per cui si è deciso di citare questi progetti, che rappresentano una minima parte di un vasto panorama, risiedono nell'individuazione di una radice comune fondata sull'accettazione del valore che essi hanno nel presente, stabilendo a priori una cornice re-interpretativa dell'esistente e di conseguenza anche il rispetto del contesto in cui sono inseriti. L'introduzione di nuove funzionalità capaci di sparigliare la loro natura iniziale e di attrarre popolazioni differenti rispetto alla vita precedente, risultano essere delle condizioni indispensabili per ri-attivare determinate situazioni senza attuare strategie radicali come la tabula rasa.
[2] Bettin G. (2009) Gorgo: in fondo alla paura. Feltrinelli. Milano. pp. 167-168
[3] Dal dizionario Treccani dei neologismi (2008): Tavernicolo s. m. (scherz.) Assiduo frequentatore di taverne, osterie o luoghi di ritrovo. • È una sorta di catalogo da Don Giovanni animalista il libro con cui [Marco] Paolini esordisce come raccontatore scritto: si fa affascinare e insieme conquista «antichi umani tavernicoli» [...], bestie domestiche, vecchie bestie da computer e nuove specie aliene immigrate (Claudia Provvedini, Corriere della sera, 3 febbraio 1999, p. 28, Letto/Visto/Ascoltato) • È andata in onda una vera e propria passerella musicale alla taverna «Anema e core». Tra il pubblico dei «tavernicoli», come qui chiamano gli a cionados del locale isolano, c'era uno dei personaggi più noti e famosi della moda internazionale. (Mattino, 29 agosto 2001, p. 14, Estate) • La piazza è un luogo pubblico, la tavernetta un tempio privato, anche se si of cia il rito della sopressa e del prosecco. I veneti sono diventati un popolo di «tavernicoli», dice in un suo spettacolo Marco Paolini. (Francesco Erbani, Repubblica, 24 luglio 2002, p. 36, Cultura). Composto dal s. f. taverna con l'aggiunta del confisso -colo.
[4] Si fa riferimento al libro Bea Vita NordEst Crudo Nord, edito da Laterza ed inserito nella collana Contromano. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il link qui di seguito (https://www.laterza.it/index. php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842090847)
[5] Sembrava utile riportare una, seppur limitata, serie di testi utili ad inquadrare il contesto sociale, economico ed alcune rilevanti problematiche in essere che dipingono lo sfondo in cui si ambienta questa ricerca: Gian Antonio Stella (1996). Schei.Dal boom alla rivolta : il mitico Nordest. Baldini e Castoldi. | Aldo Cazzullo (2007). Outlet Italia.Viaggio in paese in svendita, Mondadori. | Franco Erbani (2003). L'Italia Maltrattata. Laterza. | Ilvo Diamanti (1996). Male de Nord. Donzelli. | Paolo Rumiz (2001). La secessione leggera. Feltrinelli | Giorgio Lago (1996). Nordest chiama Italia. (Intervista con Gianni Montagni, Neri Pozza) | Giorgio Lago (2006) . Il facchino del Nordest. 2006. Marsilio | Aldo Bonomi (2008). Il rancore. Alle radici del malessere del Nord. Feltrinelli. | Giuseppe Berta (2007). La questione settentrionale. Economia e società in trasformazione. Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. | Giuseppe Berta Nord (2008). Dal triangolo industriale alla megalopoli padana 1950- 2000. Mondadori. |
[6] Nel dettaglio le cifre dell'intervento milanese: Programma Integrato di Intervento GARIBALDI – REPUBBLICA circa 700.000 metri cubi. Interventi previsti: nuovo Polo della Regione Lombardia (260.000 mc.), palazzo Comunale (90.000 mc), Polo della Moda (300.000 mc), edi ci residenziali (50.000 mc). Ai 700.000 mc vanno aggiunti i 250.000 metri cubi del progetto delle ex Varesine. Programma Integrato di Recupero ISOLA-DE CASTILLIA (P.I.R. ISOLA) circa 30.000 metri cubi: Interventi previsti: edi cio di 13 piani ad uf ci, un'area commerciale e circa 500 posti auto, realizzazione del primo tratto della nuova strada verso viale Liberazione, collegata con via Volturno attraverso i giardini di via Confalonieri. Programma Integrato di Intervento ISOLA-DE CASTILLIA (P.I.I. ISOLA) circa 90.000 metri cubi:
[7] Se interessati all'argomento è possibile reperire questa incredibile serie di dati nel preciso e succinto documento "Crescita urbana nel veneto e degrado del territorio", elaborato nel 2007, dal Professor Tiziano Tempesta dell'Università degli Studi di Padova http://intra.tesaf.unipd.it/people/tempesta/ Articoli%20per%20sito%20TT/crescita_urbana_degrado.pdf
[8] Per ulteriori approfondimenti si consiglia di consultare il documento "Le costruzioni in veneto_ aprile 2017" a cura della Direzione affari economici e centro studi Ance Veneto all'indirizzo: http:// www.ance.it/search/SearchTag.aspx?tag=scenari&id=48&pcid=30&&docId=28293
[9] www.veneto.ance.it//docs/competenze.asp?id=468&pid=440&pcid=455&docld=20606 10. Per veri care tale affermazione si consultino gli elaborati di piano presenti sul sito web della pedemontana veneta (www.commissariopedemontana.it)

Estratto dal testo: Aimini M. (2018), "Paesaggi del NordEst. Indagini e scenari al margine della pedemontana veneta"


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This article must be quoted as: Aimini M. (2018), "Paesaggi del NordEst. Indagini e scenari al margine della pedemontana veneta", Planum. The Journal of Urbanism, Magazine Section, no. 36, vol I/2018, pp. 1-128.  


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