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Uma janela sobre as cidades do Brasil_Mareggi

UNA FINESTRA SULLE CITTÀ DEL BRASILE.
QUANDO I CAMBIAMENTI SONO EVIDENTI SOTTO GLI OCCHI
Presentazione della rubrica

Marco Mareggi

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SUL POSTO
Nel 2000 Saõ Luiz, capitale dello stato del Maranhão, era un'immensa distesa di case ad un piano, attorno ad un centro storico di matrice europea colorato con azulejo, e sporadiche presenze di edifici multipiano lungo le spiagge oceaniche.



Dal 2005, ogni anno, le gru attive erano sempre più numerose: nuovi recinti di palazzine e torri, insieme a enormi shopping centre e nuove bretelle stradali, marcano il paesaggio urbano erodendo boschi e acquitrini, mentre grattacieli postmoderni disegnano la linea di costa attrezzata in questo tratto di oceano. Ancora, nel 2000 il grande divario sociale tra pochi ricchi e molti poveri, caratteristico del continente latino americano, era percepibile e manifesto. Diversamente, negli anni a venire è parsa nascere e crescere numericamente una classe media, disponibile a spendere, a muoversi con l'automobile, caratterizzata da stili di vita e di consumo globalizzati fortemente incisivi sul paesaggio urbano.
Nel 2015 i cantieri che avanzano, ora con lentezza, sembrano invece palesare i primi segnali di una leggera decelerazione dei consumi e della produzione edilizia.
Quindici anni di frequentazione di una città del nord-est del Brasile hanno consentito di osservare il cambiamento radicale e rapido della sua forma e del suo tessuto urbano. Saõ Luiz non è una eccezione. Ciò è accaduto e accade in molte città e territori della Federazione brasiliana.







ANDAR OLTRE I LUOGHI COMUNI
Quindici anni fa, come oggi, ciò che ho incontrato non era mai ciò che mi aspettavo e che presupponevo.
Luoghi comuni, temi ricorrenti e pre-giudizi erano e sono consueti in questa città di un milione di abitanti, come per altre di una nazione-continente quale è il Brasile. Un paese «in perenne oscillazione fra ambizione di grandezza massima e l'impotenza infantilizzata di un popolo periferico e anarcoide» [1], dove non è facile interpretare le contraddizioni che si incontrano nel paesaggio urbano: favelas e quartieri ricchi, città pianificata e città informale, città neoliberali mondiali e quartieri della partecipazione locale, architetture moderniste e postmoderne, passeggiate iper-progettate e manutenzione inadeguata, centri storici tropicali di matrice europea e isole blindate di condomini attrezzati (i "condominios fechados"), mobilità urbana all'avanguardia ambientale e carenza di reti fognarie ed elettriche, natura a perdita d'occhio e distese di case ad un piano nelle città o di grattacieli nelle metropoli. In passato è sembrato facile e possibile restituirne un quadro articolato, composto di realtà agli antipodi fra loro giustapposte: luoghi delle grandi disparità, per risorse, qualità di vita e condizioni socio-economiche.
Negli anni più recenti fenomeni intermedi consistenti sono diventati connotanti e oltrepassano molti luoghi comuni. «Per la prima volta nella storia brasiliana, nel 2007 le disuguaglianze sono diminuite invece che acuirsi. Secondo i dati diffusi dalla Fondazione Getúlio Vargas, la maggior parte dei brasiliani non vive più nella fascia più povera della popolazione ma in quella media, una svolta epocale. Non solo, l'ampliamento della classe media ha comportato una riduzione della parte più povera della popolazione ma anche di quella più ricca, segnalando così una riduzione nella forbice delle disparità» [2]. La crescita economica ha favorito il nascere e consolidarsi di tale classe media [3], arrivata nel 2015 ad includere 40 milioni di brasiliani [4], e delle forme di abitare ad essa riconducibili.







Parallelamente, nell'ultimo decennio, si è assistito a una forte espansione urbana e al crescere della domanda e della costruzione di nuove abitazioni e infrastrutture. Tali realizzazioni sono una risposta, da un lato, ai processi di inurbamento della popolazione rurale (che mantiene però fortissimi legami, quasi una bi-residenzialità, con i luoghi originari anche se distanti) e, dall'altro lato, al desiderio di cambiamento della propria condizione sociale e delle forme dell'abitare da parte delle popolazioni sia urbane sia rurali. Nascono così nuove dotazioni infrastrutturali primarie e nuove grandi arterie viabilistiche; nuovi insediamenti di edilizia residenziale pubblica e quartieri di torri.
A fianco di questo crescere tumultuoso, si sta avvicinando anche la soglia di una possibile crisi del mercato immobiliare davvero impressionante, in un paese che dopo gli anni del boom e di un ciclo economico favorevole vede aprirsi una fase di rallentamento o recessione. Alcuni dati sembrano confermare questa direzione. «La produzione industriale dei primi sei mesi del 2015 è caduta del 6,5%, il dato peggiore degli ultimi cinque anni» [5] e il prodotto interno lordo, sempre positivo dal 2010, subirà una contrazione del 2% nel 2015, secondo il Fondo monetario internazionale. Dopo una cresciuta del 11,6% nel 2010 e del 4,8% nel 2011, dal 2012 anche il mercato immobiliare sembra invertire la rotta e "in molte zone del paese la crescita sta rallentando e in altre si registrano i primi cali dei prezzi" [6]. Il dibattito è aperto circa una possibile bolla immobiliare. Nel 2013, tra gli economisti della Fondazione Getúlio Vargas, alcuni (tra cui Paulo Picchetti) ritenevano che i grandi eventi sportivi ospitati e da ospitare in Brasile e il deficit di abitazioni potessero sostenere un'ulteriore crescita del paese, mentre altri (come Samy Dana) sostenevano che la bolla immobiliare fosse già una realtà per il Paese.
Per queste ragioni uno sguardo sulle città e le metropoli del Brasile è bene faccia i conti, da un lato, con oltre un decennio di cambiamenti consistenti e repentini non ancora conclusi. Dall'altro, per storie passate ed eventi recenti, l'osservazione e la riflessione su queste città è bene consideri necessariamente la varietà di situazioni urbane e la compresenza di condizioni socio-economiche che sembrano caratterizzare le città brasiliane degli anni duemila. Chi scrive ritiene sia doveroso dar spazio, descrivere e far emergere questi mutamenti in atto e le diversità ed evitare letture coprenti o omologanti. Osservare e raccontare questi due aspetti, cambiamento e varietà, può aiutare ad evitare ciò che in passato sono stati i pochi luoghi comuni assurti ad emblema di una sterminata nazione. È questo l'intento e l'aspettativa di questa rubrica.
La necessità di un superamento dei luoghi comuni nei confronti del Brasile e di tutti i paesi del Sud America è condivisa anche dal mondo dell'architettura. Francesco Dal Co, in un recente intervento su Casabella [7], invita a non considerare più l'America Latina un "mondo unico e unitario", le cui manifestazioni culturali sono riconducibili a una matrice simile se non proprio coincidente. Jorge Francisco Liernur, nel catalogo della mostra Latin America in Construction: Architecture 1955-1980 [www.moma.org/visit/calendar/exhibitions/1499] (MoMa, New York, 29 marzo-19 luglio 2015) [8], spiega come la genealogia di tali stereotipi è da ricondurre ai concetti di sviluppo e sottosviluppo, che hanno portato a «sostituire i meridiani e i paralleli che invece consentono di spiegare, anche dal punto di vista geografico, le radicali differenze culturali» [9] che si incontrano in un intero blocco continentale.



RACCONTARE E FAR VEDERE
Così come il dibattito architettonico si attiva per superare gli stereotipi, per specificare, articolare e "apprendere" da questi contesti culturali e disciplinari, allo stesso modo l'obiettivo di questa rubrica è di portare all'attenzione eurocentrica le pressoché sconosciute città e territori del Brasile e i loro strumenti urbanistici, negli anni recenti frutto di tanta sperimentazione ed esercizio concreto del costruire e gestire l'urbano.
Raccontare questi contesti poco familiari e queste città – dove già nel 2004 viveva l'82% della popolazione brasiliana – e le trasformazioni che stanno subendo è lo scopo di "Una finestra sulle città del Brasile", presentando anche gli strumenti urbanistici che vengono messi in campo, anch'essi non consueti e pieni di contraddizioni: dallo Statuto della città (Legge federale 10.257, 2001) al Ministero delle città, dalla separazione tra norme e disegno nel piano urbanistico (Piano direttore municipale) sino al recentemente approvato Statuto delle metropoli (Legge federale 13.089, 12 gennaio 2015) [10].
L'atteggiamento che si propone la rubrica è quello dell'esploratore interessato a conoscere, e magari vivere e far rivivere il lettore in queste città e metropoli, attraverso voci e contributi diversi quali articoli, recensioni, traduzioni, interviste, saggi fotografici, video e servizi.
L'augurio è che i lettori trovino contributi stimolanti sia per apprendere sia per approfondire e che possano anche alimentare, a loro volta, il confronto con collaborazioni che arricchiscano la rubrica.


NOTE:
[1] 
B. Barba, No país do futebol. Brasil 2014: il calcio torna a casa. Un viaggio antropologico, Effequ, Orbetello, 2014, p. 61.
[2]
G.L. Gardini, L'America latina nel XXI secolo, Carocci, Roma, 2009, p. 21. Secondo Gardini, la riduzione delle disparità è da ricondurre prima alle politiche di rigore economico e neoliberiste del presidente federale, il sociologo Fernando Henrique Cardoso, e in seguito, alle politiche sociali di Luiz Inácio Lula da Silva, senza abbandonare il rigore di Cardoso.
[3] In una ricerca la Fondazione Getúlio Vargas restituisce la nascita della «nuova classe media brasiliana» attraverso indicatori statistici quali il reddito (M. Neri, A Nova Classe Média, Centro de Políticas Sociais/FGV Editora, Rio de Janeiro, 2008). Il successo riscosso ha sollevato critiche, soprattutto dei sociologi, circa la mancanza di riferimenti ad altri criteri quali il livello occupazionale o il capitale culturale (J. Souza, Os Batalhadores Brasileiros. Nova Classe Média ou Nova Classe Trabalhadora?, UFMG Editora, Belo Horizonte, 2010; G. GF. X. Sobrinho, "'Classe C' e sua Alardeada Ascensão: Nova? Classe? Média?", in Indicadores Econômicos FEE, vol. 38, n. 4, 2011, pp. 67-80). Per una riflessione critica sul dibattito si veda: A.R. Salata, "Quem é Classe Média no Brasil? Um Estudo sobre Identidades de Classe", in Dados, vol. 58, n. 1, jan./mar. 2015.
[4] R. Da Rin, "Il sogno infranto del Brasile", Il Sole-24 Ore, 09 agosto 2015, p. 4.
[5] Ibidem.
[6] E. Rossi, Brasile la grande transizione. Dal boom economico ai grandi eventi sportivi, GoWare, Firenze, 2013.
[7] F. Dal Co, "Learning from Latin America?", Casabella, n. 850, giugno 2015, pp. 90-93.
[8] B. Bergdoll, C. Comas, J.F. Liernur, P. del Real, Latin America in Construction: Architecture 1955-1980, The Museum of Modern Art, New York, 2015.
[9] F. Dal Co, Op.cit., p. 92.
[10] Lo Statuto della città è una legge federale che regola l'uso della proprietà urbana e rende obbligatori i piani direttori municipali per le città sopra i 20.000 abitanti. Lo Statuto delle metropoli stabilisce le linee guida per la pianificazione, gestione ed esecuzione di funzioni pubbliche di interesse comune nelle aree metropolitane e nelle aree urbane stabilite dagli stati [www.observatoriodasmetropoles.net].


Marco Mareggi
DAStU Department of Architecture and Urban Studies
Politecnico di Milano, Milan, Italy
E-mail: marco.mareggi@polimi.it 


UNA FINESTRA SULLE CITTÀ DEL BRASILE
Rubrica periodica della rivista Planum. The Journal of Urbanism | www.planum.net
CREDITI
• Marco Mareggi | Responsabile della rubrica 
• Luca Lazzarini | Revisione lingua inglese 
• Talita Amaral Medina | Revisione lingua portoghese 
• Cecilia Saibene | Impaginazione 

Per inviare proposte di articoli e contributi alla rubrica, scrivere a: 
Marco Mareggi: marco.mareggi@polimi.it 
Planum Editorial Staff: planum.magazine@gmail.com


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