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DOM NOVOGO BYTA | Planum Magazine, Movies Column, Update no.19 | 1.jpg

19 | The political role of space and practices: the case study of Moscow |
Il ruolo politico dello spazio e delle pratiche: il caso studio di Mosca

Giovanni Fiamminghi

Dom Nogovo Byta is a film produced by Ogino Knauss, in collaboration with Moorroom, and it is part of a “multi-platform documentary project” Re:centering Periphery, Imagined and built landscapes. Ogino Knauss is an independent research group born in Italy in 1996 but operating in the whole Europe, where it works on the spatial perception and on its interlacements with political and cultural relations. 
Through the products and the residuals of the modernist utopia and the constructivist visions, it provides a reading of the urban life in the city of Moscow, of the transformations and transitions from the communist model to a wild capitalism. The political role of space, of living and architecture is gave back through the daily life investigation, and through the concept of house as interpretation of vital space. 
It’s a work in which the production of spaces as tools for the social engineering and for the collective control it’s strongly related with the propaganda and the merchandised images of new urban contexts.
 

 

DOM NOVOGO BYTA | Re:centering Periphery 2 | Moscow | Imagined and Built Lanscapes
Director | 
Manuela Conti and Lorenzo Tripodi
Script | Lorenzo Tripodi
Duration | 46' 20''
Photography | 
Manuela Conti
Soundtrack | Infrason
Music | Includes sample from the soundtrack of the video installation
"Dom Novogo Byta" composed by Miki Semascus

Sound design and recording | 
Francesca Mizzoni
Editing |
Manuela Conti
Narrator |
Lorenzo Tripodi
Assistant | 
Laura Colini, Nicola Guarneri
Moscow executive | 
Anastasia Volkova
Translations | 
Liliana Polyanska
Production | 
Ogino Knauss in collaboration with Moorroom
Duration
| 46' 20''
Release date | 2014
Review by Giovanni Fiamminghi








Dom Nogovo Byta
, prodotto da Ogino Knauss in collaborazione con Moorroom, fa parte del più ampio “multi-platform documentary project”, Re:centering Periphery, Imagined and built lanscapes. L'indagine compiuta da Ogino Knauss - gruppo di ricerca indipendente italiano formatosi a Firenze nel 1995 e dal 2006 con sede operativa a Berlino - si muove a partire dalla lettura dell'esistente urbano e dei processi di trasformazione dei “paesaggi costruiti e immaginati”, nella loro relazione con le forme dell'abitare nel tessuto della città di Mosca.

Attraverso una sorta di viaggio alla scoperta dei prodotti e dei residui dell'utopia modernista e delle visioni costruttiviste, in transizione dall'ideologia e dal modello comunista verso un capitalismo “brutale”, ci si ritrova immersi in “una metropoli opaca e ostile, rumorosa, inquinata, ... intrisa di immagini mercificate”. Si è  immediatamente gettati dalle immagini nella situazione tipica di una megalopoli odierna, nella specificità del caso moscovita, nel suo rapporto con la storia politica, artistica e urbanistica russa.

Il racconto parte dagli anni '20, da un passo di Michail Bulgakov: “Senza casa, un uomo non può nemmeno esistere”, che viene però immediatamente negato: “A Mosca non ci sono appartamenti ...e allora come si fa a viverci? .. ci si vive! ”. Si introducono cosi i temi fondamentali del video: l'esistenza, la vita quotidiana e la casa come simbolo dello spazio vitale. Lo spazio, l'abitare e l'architettura nel loro ruolo politico. La dichiarazione analitica è dunque forte e il campo di indagine definito. Le immagini di repertorio ripercorrono la comunicazione di potere del novecento russo e ironizzano mixando le voci del regime con fotografie e video della Mosca contemporanea, mettendo in parallelo la decadenza di entrambi i sistemi, le loro correlazioni, i loro rimandi, mentre la voce narrante racconta di come la “produzione di spazi” sia stata e sia ancora, in quella città, “profondamente intrecciata con la propaganda” e uno “strumento essenziale per l'ingegneria e il controllo sociale”. In maniera speculare, vengono rappresentate le difficoltà della vita quotidiana che l'ideologia modernista sovietica e la sua architettura hanno portato con sé: riduzione minima dello spazio privato, sovraffollamento, collettivismo forzato e funzionale al controllo, standardizzazione ed omologazione.



Gli Ogino Knauss, che riflettono ormai da anni sulle “esplorazioni non convenzionali” e sulla percezione spaziale, nel loro intreccio coi processi culturali e politici, usano qui il video come strumento di inquiry e allo stesso tempo di ricerca e progettuale, oltre che come tool immediatamente artistico.

Di particolare interesse è qui la lettura relativa al ruolo delle avanguardie russe, di cui Mosca è stato il  luogo simbolo e a cui si deve la teorizzazione della rivoluzione della vita quotidiana e delle sue pratiche, di concerto con quella dell'ambiente costruito: “una grande trasformazione sociale urbana per la creazione dell'uomo nuovo socialista”....Lo svelamento della loro sussunzione attraverso la retorica e  l'ideologia da parte  del regime stalinista  è reso chiaramente nel racconto di come il sogno rivoluzionario, ed il suo portato culturale iniziale, sia ad un certo punto messo da parte in funzione della  “glorificazione dello stato sovietico, il culto della personalità, la restaurazione di fantasie imperiali neoclassiche”.  Si mostra in questo modo l'influenza dei dispositivi di controllo e costruzione di gruppi sociali influenzabili attraverso l'induzione di immaginari, comportamenti, relazioni.

I vari video d'archivio, inseriti durante lo svolgersi della narrazione, mostrano chiaramente come le avanguardie avessero però già creato strumenti di comunicazione straordinaria per l'apparato rivoluzionario (che poi diventerà quello del potere) e per  la sua propaganda: cosi avviene in New Moscow, diretto da Alexander Medvedkin nel 1938, in cui la rappresentazione futuristica e la tecnica del videomontaggio, mostrano il destino di una metropoli che cresce e si sviluppa attraverso la fagocitazione di territori e la costruzione di grandi opere faraoniche: passanti ferroviari, linee di metropolitana, grandi boulevard che cercano di rappresentare o meglio, di mettere in scena, la potenza dello Stato sovietico.

Il documento video si concentra poi sull'elenco di alcune personalità di architetti visionari, artisti e poeti come Vesnin, Varvara Stepanova, Alexandr Rodchenko, Dziga Vertov, Vladimir Mayakovsky, El Lissitzky, focalizzando la narrazione proprio su quest'ultimo e su un'altra figura, ai più sconosciuta, quella di Nikolai Milyutin. Due “loro” opere, rispettivamente la Tipografia Ogonyok con l'adiacente casa Zhourghaz ed il Narkomfin sono presentate come particolarmente significative. Le sorti di questi edifici raccontano da una parte il destino dei progetti avanguardisti, dall'altra l'onnipotenza e i mezzi (corruzione, intimidazione, connivenza con istituzioni, mafie o lobby) di chi controlla e gestisce oggi i processi di trasformazione dello spazio.

Ciò è facilmente riscontrabile per il caso della tipografia Ogonyok (e dell'incendio doloso che ha subito),la cui colpa è stata quella di situarsi a fianco ad un'area su cui pendevano gli appetiti della INTEKO, società di proprietà di Elena Baturina, moglie di Yury Luzkov, sindaco di Mosca per quasi un ventennio, fino al 2010, da quando è sotto indagine per corruzione, dopo essere stato deposto. 



E così è anche per l'edificio Narkomfin, “capolavoro costruttivista”, che è proposto dagli autori del video come luogo per un diverso progetto possibile, da leggere in una relazione nuova con il sogno avanguardista; un edificio che  “quasi dimenticato… sopravvive in un’isola urbana circondata di verde, mentre tutto intorno la storia della Russia insegue percorsi completamente diversi”. 
La immobiliare MIAN, che ha acquistato oggi il Narkomfin per farne una Boutique-Hotel di lusso, giustifica il suo progetto con la retorica della “riconversione culturale” del sito, come spiega in un'intervista Alexey Ginzburg, nipote dell'architetto che disegnò l'edificio originale, cui è stato oggi affidato il progetto di ristrutturazione.

Di fronte a questi processi, il ruolo degli abitanti, che “resistono” e lottano per il loro spazio vitale, denunciando le politiche conniventi delle Istituzioni e al tempo stesso autorecuperando gli stabili e prolungandone la vita,  assume  un significato nuovo: la progettualità insita nelle loro azioni e pratiche sembra mostrare dove oggi si debbano situare e con chi debbano lavorare le “avanguardie” e come le pratiche quotidiane di coloro che abitano i luoghi della città siano già in sé vettori di una possibile trasformazione politica, culturale e materiale, dunque urbana.


Giovanni Fiamminghi
Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi
Università IUAV di Venezia, Venezia, Italy
E-mail: gio.fiamminghi @gmail.com 


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