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Terre Fragili
Architettura e catastrofe
Marco Navarra | Liliana Adamo (a cura di)
Terre Fragili non parla dei disastri come eventi ineluttabili, ma dell’Architettura che dà forma alle macerie accumulate dalle catastrofi nelle città.
Terre Fragili è il racconto di un’intensa esperienza di lavoro sul campo per la ricostruzione dei paesi nel territorio di Messina colpiti dall’alluvione del 1° ottobre 2009. E' la descrizione precisa di un metodo e di una pratica del progetto che mette in discussione un paradigma culturale, secondo cui tutte le trasformazioni fisiche dell’ambiente si iscrivono esclusivamente nel campo della tecnica intesa come riduzione e semplificazione dei problemi.
Terre Fragili è un libro che racconta un esempio per andare oltre. E' un manuale, un pamphlet e un libro di teoria del progetto. E' un libro circolare che si sviluppa a spirale da brevi sintesi a successivi approfondimenti e digressioni. Lo si può leggere passando da un sommario a un altro oppure seguendo il racconto iconografico. Le esperienze e le cose sono descritte con precisione, a volte eccessiva e didascalica, ma conservando sempre un margine di inesattezza per tenere l’immaginazione sempre all’erta.
Terre Fragili è un libro che parla in modo rigoroso di un esempio per andare oltre il caso specifico, oltre i luoghi di cui si parla, oltre l’accadimento preciso. E' un libro che, attraverso la generalità del caso locale, vuole porre domande urgenti e necessarie per i territori e le città contemporanee, delineando una pratica dell’architettura che ritrova nella sua specificità disciplinare il ruolo necessario per andare oltre il riduzionismo della tecnica.
Il libro è aperto e chiuso da due soglie che pongono domande e spostano le vicende da un caso specifico ad una prospettiva di ricerca più ampia per ripensare i paradigmi del progetto.
La prefazione di Manuel Gausa Navarro, a partire dalla esposizione del concetto di Resili(g)ence, aiuta a definire lo spettro dei problemi disegnato dalle ombre lunghe della ricerca Terre Fragili e aggiunge ulteriori domande necessarie.
Il saggio “Archeologie di futuro” interroga il titolo “Terre fragili” e prova a delineare una parabola teorica in cui la “fragilità” acquista la forza plastica di trasformare la catastrofe incombente in una condizione inaspettata per costruire il futuro ed offrire il terreno per un cambio di paradigma culturale. Un orizzonte diverso per l’architettura e la sua cassetta degli attrezzi disciplinari.
Il progetto esposto nell’Introduzione raccoglie il Disegno Strategico di Ricostruzione (DSR) per i territori colpiti ma, nello stesso tempo, mostra gli arnesi e la metodologia utilizzati nel lungo processo della sua elaborazione.
I capitoli centrali del libro sono costruiti su cinque parole fondamentali ognuna delle quali si caratterizza per la polarizzazione di due termini che, messi in tensione, descrivono uno spazio di riflessione sviluppata utilizzando i materiali elaborati durante il lavoro per la ricostruzione dei territori colpiti dall’alluvione dal 2010 al 2012. Le parole suggeriscono uno spettro ampio di azione che viene esplorato attraverso la declinazione in forme diverse del progetto come pratica di controllo e definizione delle modificazioni del territorio, dei paesaggi e delle città. I cinque capitoli, utilizzando il punto di vista suggerito dalle parole chiave, mostrano come l’architettura, rispetto ad altre discipline esclusivamente tecniche, possa fare la differenza attraverso l’uso dei suoi strumenti specifici.
Gli Apparati finali forniscono tutti i dati e le informazioni per collocare nel tempo e nei luoghi ogni episodio di cui si parla e raccoglie gli apparati di studio e di consultazione utili al lettore per orientarsi e ricostruire con cognizione ogni avvenimento o elaborato.
Il libro si chiude con un Post-Scriptum, un saggio di Liliana Adamo, che offre una lapidaria diagnosi sulle criticità contemporanee, e, nello stesso tempo, indica esempi e pratiche a cui guardare per sperimentare percorsi alternativi a quelli più diffusamente battuti ai nostri giorni.
L’epilogo apre un nuovo capitolo di ricerca che abbiamo chiamato “Collapsecity”: il testo fa detonare i nostri interrogativi su una scena mondiale, spostando le ricerche su “l’incidente del futuro” di Paul Virilio da un piano fenomenologico a un piano teorico che interroga nei suoi fondamenti il significato e il ruolo dell’architettura.
Contributi fotografici:
Andrea Botto, Laura Cantarella, Peppe Maisto, Filippo Romano
INDICE
02 | SOGLIA. Sette domande
30 | COM'È FATTO QUESTO LIBRO | 30
34 | RESILI(G)ENCE. “Terre Fragili”, paesaggi attivi
Prefazione di Manuel Gausa Navarro
40 | ARCHEOLOGIE DI FUTURO PER TERRE FRAGILI
Marco Navarra
68 | ARCHITETTURA PER TERRE FRAGILI
Introduzione di Marco Navarra
114 | 1. INFORMAZIONE tra retorica e conoscenza
158 | 2. EMERGENZA tra temporaneo e istantaneo
220 | 3. SICUREZZA tra grandi opere e microinterventi
282 | 4. TECNICA tra modelli astratti e progetto site-specific
338 | 5. ECONOMIA tra ingenti investimenti e risorse mirate
402 | APPARATI
428 | TERRE (F)RIGIDE
Frigidità e altri rischi legati allo squilibrio culturale
Postscriptum di Liliana Adamo
458 | SOGLIA. Collapse City
L'AUTORE E LA CURATRICE
Marco Navarra Insegna presso l’Università di Catania. Fondatore dello studio NOWA, è autore di Repairingcities (2008), Lo-fi: Architecture as curatorial practice (2010), Abiura dal paesaggio (2012), DISPLAY (2012), Architetture Archeologie (2016). Ha esposto alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano, alla Fondazione Mies, al CCCB di Barcellona e al CCA di Montreal. È stato finalista al Premio Mies van der Rohe (2003), all’European Prize for Urban Public Space (2006) e al BSI Swiss Architectural Award (2008). Ha vinto la medaglia d’oro della Triennale di Milano (2003) e il premio Gubbio (2006). I progetti sono stati pubblicati su riviste internazionali (Lotus, Domus, Abitare, A+U, C3, A10).
Liliana Adamo Architetto per errore, crede di essere cieco o almeno trova nella presunta cecità la giustificazione al suo confuso stato emozionale nei confronti della disciplina. Tra i suoi traghettatori Giancarlo De Carlo, Guy Debord e Henri Laborit che ha la responsabilità di averla iniziata alla biologia comportamentale. Oggi è alle prese con il dottorato, le parole chiave della ricerca sono: deserto e retro innovazione. Temi già indagati nella tesi di laurea dal titolo Instanbility_Paesaggi di trasformazione verso il paradigma di resilienza. Tutto ciò che è sperimentale, radicale e speculativo alimenta la sua curiosità. Come Henri Laborit «prova un certo scetticismo nei confronti di ogni descrizione personale espressa con linguaggio cosciente» e consiglia di non prendere sul serio le parole su scritte.
NEWS & APPUNTAMENTI RELATIVI AL LIBRO
"Terre Fragili" verrà presentato il 5 Marzo 2019 presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani | Politecnico di Milano → LINK
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